Francesco Lotoro presenta a Molfetta il suo "Manifesto per un Umanesimo Musicale"
- Fondazione ILMC
- 18 feb
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Aggiornamento: 12 giu

Il prossimo 21 Febbraio, alle ore 19.00, a Molfetta (Bari), presso la libreria IL GHIGNO – UN MARE DI STORIE (via G. Salepico 47, ingresso libero), il M° Francesco Lotoro, pianista e docente di pianoforte presso il Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, presenta il suo nuovo libro, “Manifesto per un Umanesimo Musicale” (ILMC Edizioni). L’Autore, musicista barlettano impegnato da oltre 35 anni nella ricerca della produzione musicale nei campi di concentramento, sterminio e altri luoghi di cattività civile e militare negli anni della 2a Guerra Mondiale, ha voluto con questo libro offrire una lettura profondamente alternativa degli eventi più drammatici del Novecento, meno politica e più storico-umanistica, mostrandoci i Ghetti, Lager e Gulag come grandi centrali di intelletto e cuore, laboratori di un nuovo Uomo vitruviano, pur nella loro estrema drammaticità. Il libro, che si avvale della prestigiosa prefazione di Ugo Volli (già docente di Semiotica del testo presso l’Università degli Studi di Torino), è uno scritto sulla musica concentrazionaria, ossia creata in condizioni di privazione dei diritti fondamentali dell’uomo dall’apertura del Lager di Dachau alla morte di Stalin, ma è altresì un invito a ripensare un’Europa fortemente antropocentrica nella quale Cultura e Arte in generale siano motori del benessere sociale e dell’economia.
Il nuovo libro di Lotoro è il risultato di ricerche compiute grazie al supporto finanziario di Regione Puglia, Claims Conference, Rothschild Foundation Hanadiv Europe e Fondation pour la Mémoire de la Shoah. Nella prefazione al libro, Volli scrive che “In Ghetti, Lager e Gulag si creavano storie, musiche, pensieri […] gli sforzi di ricostruzione di Francesco Lotoro sono andati al di là della condizione concentrazionaria nel senso convenzionale del termine per estendersi a tutte le situazioni in cui la musica è prodotta in condizioni di reclusione: Gulag sovietici, carceri, manicomi […] Questo è il tema profondamente artistico e umano che Lotoro ci invita a considerare: il ruolo emancipatore della creazione musicale in prigionia e deportazione”.
Da Ghetti, Lager e Gulag sono giunte fino a noi migliaia di opere, il materiale disperso e ritrovato è più di quanto osassimo prevedere, ma sono ancora tante le partiture e le fonti fonografiche da recuperare; questi uomini stavano riparando un mondo spezzato e, se la Terra non si è ancora disintegrata e se l’Arte ha ancora un profondo senso sociale, è proprio grazie a Loro.
Scrive l’Autore: “la più efficace risposta alla guerra potrebbe non essere la pace ma una guerra più sofisticata: aprire teatri e biblioteche, fondare orchestre e fare concerti dappertutto, inaugurare corsi accademici dedicati alla musica scritta in cattività civile e militare. Non stiamo scavando tra i resti di Pompei, la stiamo letteralmente ricostruendo mattone su mattone. Questa musica non ha attraversato decenni di oblio per fermarsi agli ultimi passi né è uscita dal freezer della Storia per marcire ineseguita e mai pubblicata in moderni scaffali di archivi e musei”.
Il “Manifesto per un Umanesimo musicale”, nei limiti ma anche nelle numerose possibilità di un libro, vuole appunto costituire uno sprone a ripensare concetti e idee sulla musica alla luce dell’immane compito di recupero di tutta la musica scritta in Ghetti, Lager e Gulag; questa letteratura musicale ci sta rivelando più di quanto osassimo immaginare, dal 1933 al 1953 questi musicisti scrissero la musica dei nostri giorni e su questo principio potrà fondarsi un nuovo Umanesimo.
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